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martedì 26 maggio 2009

Anti-social network e società: pensiamoci su...

Scrivo questo post dopo aver letto un articolo su Repubblica.it che parla di social network strutturati in una maniera che fa seriamente riflettere a livello sociale: gli anti-social network. Invece che cercare amicizie e socializzare con gli utenti, su questi siti ci si iscrive per insultare gli altri e per inimicarsi più persone possibili. Gli insulti vengono addirittura alternati con minacce di morte e manifestazioni di (virtuale) violenza.

A questo punto mi viene spontaneo accennare al post di Annarita nel quale si è chiesta perché esistano persone contrarie ai social network. Io dico che il problema non sta nell’essere iscritti a Facebook o a un altro dei suoi fratelli (e lo dice uno che a quanto è emerso dalla lezione di venerdì scorso è forse l’unico a non esserne iscritto), ma nell'educazione (come ha scritto Aeneida commentando il post di Annarita). Internet preso nella sua interezza desta preoccupazioni a chi non lo conosce, non solo i gruppi di socializzazione. Se in Indonesia si preoccupano tanto della corruzione dei costumi delle ragazze è perché ritengono che la loro cultura vada difesa e noi non siamo nessuno per poterla ritenere sbagliata o arretrata. Quando e se nel loro paese i costumi saranno pronti a cambiare. Quando e se le nuove generazioni vorranno superare certi tradizionalismi lo faranno. Ben diverso è un paese che non permette il collegamento ai siti d’informazione o non offre un’informazione pluralista. Lì si che ci si trova di fronte a un regime repressivo. La nostra società invece, quella occidentale, lascia la massima libertà di accesso all’informazione (sul pluralismo in Italia sono un po’ scettico, ma ci sarebbe da scrivere troppo) e permette persino di creare, appunto, degli anti-social network.

Ma se la nostra cultura è fatta di libertà e permissivismo, allora cerchiamo di sfruttare al meglio le opportunità che ci offre questo modo di concepire la vita sociale. Gli anti-social network sono una manifestazione del malessere presente nella società dell’informazione. Grazie a internet è possibile avvertire un disagio nella società e cercare di risolverlo. Questa dovrebbe essere una delle grandi utilità del mezzo. Nella società industriale di fine Ottocento sono nati i depressi e poi è nata la cura con la psicanalisi di Freud. Oggi, grazie a internet, possiamo prevenire i malesseri della società, perché possiamo conoscerli in tempo e farne fronte. Con l'educazione.
Certo, se le risorse vengono concentrate per scoprire chi sta pensando di licenziarsi la strada intrapresa non mi sembra proprio quella giusta (mi riferisco alla ricerca che ha portato Google a inventare un algoritmo per scoprire i dipendenti scontenti o che meditano di cambiare lavoro rimandandovi al bellissimo post di Elisa se volete approfondire il tema) e la colpa, forse, è anche perché i media oggi non fanno più riflettere in maniera profonda su questi aspetti della vita. Della vita non parlano.

Sbizzarritevi pure nei commenti, ogni critica è ben accetta e sempre costruttiva se porta al dialogo.

9 commenti:

  1. Ciao, ti ho mandato una mail per chiederti un suggerimento in merito al blog.
    Per quanto riguarda questo post lo trovo molto interessante. Credo che tutti i grandi movimenti di massa (e i social network si possono sicuramente definire tali) una volta esplosi contengano delle forme di protesta, che si esplicano purtroppo anche attraverso violenza e minacce. In fondo la rete altro non è che la lente di ingrandimento della società e si sviluppa in modi diversi a seconda del tessuto sociale che la contiene. Ed è proprio questo il motivo per cui in Indonesia si preoccupano dei costumi delle ragazze e qui da noi si creano degli anti social network fatti di minacce. Non so se si debba cambiare prima internet o la società. Mi viene in mente il famoso detto è nato prima l'uovo o la gallina?

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  2. La società non va cambiata perchè è solo la storia a poterla cambiare. Sia in Indonasia, sia qui da noi. Quello che si può fare è vedere la rete come uno specchio della società appunto per capire cosa turba certe persone e poterle aiutare. La voglia di violenza di alcune persone si manifesta in rete come nella vita reale (vedi negli stadi, accanimenti contro rom o extracomunitari, stupri ecc ecc.) e questo è un segnale forte che ci fa capire come a partire dalle famiglie fino ad arrivare nelle scuole l'educazione oggi non è più così capace di indirizzare i ragazzi verso una condotta diciamo "sana". Facebook per il 56% è utilizzato da minori di 19 anni, credete che lo sappiano usare con senno? Io non credo e la ragazza che si è fatta adescare e poi violentare ne è un esempio. E credete che stare incollati a un Pc per socializzare sia produttivo? Internet va usato, come ho già detto, con senno, perchè può essere una gran risorsa, ma anche un pericolo e un motivo di alienazione. Se la Gelmini invece di preoccuparsi di tagli proponesse un corso all'uso corretto di internet sin dalle scuole medie credo farebbe finalmente una scelta intelligente.

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  3. La storia denis la facciamo ogni giorno attraverso le interazioni sociali. Il discorso è sempre lo stesso secondo me. Non credo che sia la storia a cambiare la società ma credo che sia la società (o comunque gli uomini) a cambiare la storia. E' quello che gli uomini costruiscono e distruggono nel corso del tempo che modifica i fatti. Guarda la tecnologia! E' un'invenzione dell'uomo che ha cambiato totalmente il corso della storia non il contrario.
    Sono molto d'accordo invece sul tuo discorso in merito all'uso consapevole di internet da parte dei più giovani, e credo che sia profondamente necessario dare agli adolescenti gli strumenti di conoscenza di questo mezzo. Perché è solo attraverso la conoscenza che ci si può difendere.

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  4. Ho scritto il tuo nome con la lettera minuscola...ti chiedo scusa

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  5. Ma l'invenzione della tecnologia è un prodotto della storia, così come i cambiamenti sociali che ha portato. La storia è un grande contenitore temporale e la società è parte di questo contenitore insieme alla cultura di un popolo (diversa a seconda della storia appunto di quel popolo), insieme al caso, alla fortuna, alla tradizione ecc ecc. Non si può sapere con esattezza che modifiche ci saranno nella società. E non si possono nemmeno controllare gli eventi. Quello che si può fare è cercare di capire cosa può essere dannoso e con l'educazione cercare di prevenire certe cose. Se non ci fosse stato un disagio così forte nella società tedesca dopo la Grande Guerra, se non ci fosse stata la crisi del '29, in Germania Hitler non sarebbe stato visto che come un pazzo. Invece, a causa degli avvenimenti storici precedenti, è successo quel che è successo. E se qualcuno avesse capito in tempo certi malesseri della società, magari si sarebbe potuto evitare un disastro come il totalitarismo nazista e quello che ha comportato.

    Per il nome scritto in minuscolo figurati!

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  6. L'Idea stessa di progresso (evoluzione tecnologica, affermazione dei diritti umani, diffusione delle conoscenze) non è pura, ma funzionale. Implica la concezione della Storia come una progressiva ascesa. In questo senso possiamo credere a una visione deterministica nella quale sia protagonista ora l'Uomo (come afferma Amelia e il pensiero liberale) ora accadimenti storici (casuali e causali) esterni all'opera umana, come ci ha ricordato Denis.
    Se invece non esistesse alcuna dimensione temporale, l'idea stessa di progresso sarebbe tuttavia non da eliminare, ma da concepire in altro modo. Per esempio intendendola come processo di auto-comprensione. E relegando tale cocezione solo all'Uomo e non a fattori esterni (poichè solo l'Uomo ha idee).
    Il processo storico sarebbe quindi una situazione (e non un segmento di tempo), variabile a seconda della concezione che l'Uomo provveda a conferirle.
    In tal senso ritengo di accostarmi ad Amelia se affermo la praticabilità, ora e adesso, dell'utopia. La "massa" di cui parliamo in realtà è solo una media statistica e non è nessuno. Ognuno, intervenendo su se' stesso, compie un reale progresso. Ciò che avrà fatto in passato sarà Memoria e non Storia. La Storia è solo un presente che ricorre, a mio parere.
    Apprezzo moltissimo lo sforzo di Denis di riallacciare i post dei nostri compagni. E' un fulgido nonchè afficace esempio di comprensione.
    Languidi baci.

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  7. Scusa, un ultima cosa.
    Il tuo post è stato segnalato anche da un altro sito web esterno alla Classe. Ti invio il link:
    http://www.webso.it/2009/05/26/anti-social-network-e-societa-pensiamoci-su%E2%80%A6-%C2%AB-il-nostro/

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  8. Annarita Dice:
    Giugno 5, 2009 at 8:14 am;

    Secondo me sta tutto nelle persone. Siamo noi a usare le tecnologie e bisogna farlo in modo corretto e intelligente.

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  9. Giornalismonline:
    ti ringrazio sia per la segnalazione che per il tuo commento-contributo davvero interessante e completo. Hai colto nel segno quello che volevo comunicare. Mi fa piacere!

    FdB:
    hai perfettamente ragione, ma ci sono persone che hanno bisogno che qualcuno gli insegni qual è l'uso corretto e intelligente.

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